Sussurri all’orecchio dell’inverno
Sfoglio libri sottili di storie passate
ingialliti nel peso di un’umida estate
e mentre li sfilo dalla biblioteca
con occhio rapito e tocco di seta
sento i ricordi che sfiorano la spalla
come foto sommerse che vengono a galla
da afferrare rapidi con avide dita
in quel magico incanto per malati di vita.
E quando tocco i fogli pulsanti
dove divampano mille piccoli istanti
ne escono storie davvero impensate
fatte di lacrime, di sguardi e risate
perse nei vortici di un altro tempo
che somigliano a fragili scaglie d’argento
gocce che brillano sulla tua pelle
e scendono piano a far tacere le stelle.
E’ strano, lo so, parlare ad altri d’amore
senza pensare d’aver fatto un errore
a condividere baci, tocchi e pensieri
ancora caldi come il sole di ieri
con chi davvero non può proprio capire
il nostro piccolo e lento morire
soffrendo dentro come una pianta malata
senza riuscire a trovare risata.
Però serve capire che nella vita
le pagine scorrono in maniera infinita
che mai davvero abbandonano l’uomo
restando intatte in qualche flebile suono
ma bisogna sfogliarle per lasciare il torpore
e serbare infine con rinnovato vigore
quello che a torto chiamiamo dolore
ma che altro non è se non fame del cuore.
E sembra quasi uno strano tipo di osmosi
di pelle e di sogni, di ricordi gelosi
sale in cielo come acqua bollente
e penetra nei corpi di tanta altra gente
in questo mondo dove tutto è una svista
come i colori schizzati da un magico artista
dove il crudo presente si intreccia al passato
ed il futuro ci osserva con occhio pacato.
Così alla fine ci si ritrova per strada
sul sentiero tracciato di penna e di spada
rivolti ad oriente sulle tracce del mondo
immersi per sempre nell’umanità senza fondo
un sorriso accennato e lo sguardo bambino
ricchi soltanto del proprio destino
sulle labbra socchiuse un verso di addio
e fra le mani giunte il respiro di Dio.
Mese tre
giorno sei
anno nove
dodici lacrime salate
ventiquattro baci leggeri
e quarantotto versi d’amore e d’addio
per te
ti sei dato alla poesia?
bella popo!
GIACOMO LEOPARDI TI FA’ NA’ SEGA
quello che a torto chiamiamo dolore
ma che altro non è se non fame del cuore.
Questi due mi piacciono veramente tanto!!
wow, davvero dei gran bei versi.
complimentissimi! 🙂